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Costi

In un contesto monetario, ovvero economico e contabile, indica il valore monetario, o altro valore numerario, utile per ottenere la disponibilità di un bene o un servizio utilizzato per la produzione o l’acquisto di un altro bene o servizio necessari al ciclo produttivo.

Sono elementi negativi che concorrono alla formazione del reddito; la loro deducibilità è disciplinata da specifiche norme tributarie (disposizioni legislative che regolano i tributi, ovvero le imposizioni fiscali) e può essere determinata sulla base di valutazioni interne al soggetto economico (persona o il gruppo di persone che detengono il potere di gestire un’azienda) che lo detiene o in transazioni economiche con terze economie (modello economico e sociale che si affianca al mercato e alle istituzioni pubbliche).

Nel contesto contabile si utilizza il termine costo per indicare l’azione per procurarsi un fattore produttivo (una risorsa, come uno strumento, un bene o un servizio, che serve per produrre altri beni o servizi) che, di per sé, non è monetariamente e direttamente quantificabile ma può esserlo attraverso il debito che contestualmente sorge nel procurarsi quel fattore produttivo. Per questo si parla di costo di produzione e di costo complessivo (ad esempio i costi di vendita e distribuzione, i costi generali, i costi di promozione, imposte e altri oneri generali).

In microeconomia si distinguono i seguenti costi:

  • costi fissi (‟FC” o ‟Fix Costs”): non cambiano al variare della produzione (mancanza di relazione di causa effetto tra la variazione del costo e quella dei livelli di output) come ad esempio le locazioni, i salari dei lavoratori dipendenti e le assicurazioni;
  • costi variabili (‟VC” o ‟Variable Costs”): cambiano al variare della produzione anche se una quota del costo si presenta comunque anche in assenza di produzione mentre l’altra quota ha ragione d’essere e varia solo in funzione dei livelli di output come ad esempio costi semivariabili sono l’energia elettrica, alcuni costi di manutenzione, costi di logistica;
  • costi totali (‟TC” o ‟Total Costs”): sono la somma dei costi fissi e costi variabili in un dato momento (TC = FC + VC) e una loro caratteristica è che nel lungo periodo possono venire eliminati;
  • costi marginali (‟MC” o ‟Marginal Costs”): + il costo di una unità supplementare che si aggiunge all’aumenta la produzione;
  • costi medi (‟AC” o ‟Average Costs”, ‟ATC” o ‟Average Total Costs”): riferito ad ogni singola unità prodotta;
  • costi unitari: è il ‟costo medio” di ogni singola unità prodotta ed è dato dalla divisione fra ‟costo totale” (C) e ‟quantità di merce” (q). All’aumentare della produzione, se il ‟costo totale” (C) non varia, questo diminuirà e viceversa ((C) = C / q).

I costi variabili (‟VC” o ‟Variable Costs”), o incrementali, sono costi direttamente influenzati dai livelli della produzione per questo, in assenza di produzione, è un dato che non esiste e in caso di produzione il suo valore varia al variare dei livelli produttivi (ad esempio il valore delle materie prime che viene determinato dai mercati finanziari).

Altra divisione importante è tra i costi di investimento e costi di gestione; i primi sono i costi di avviamento dell’impresa (rappresentano i costi o capitali di investimento iniziale cioè i fondi necessari all’avvio dell’attività) e sono noti anche come Capex (Capital Expenditure) ovvero le “spese in conto capitale” che corrispondo all’insieme dei fondi che un’azienda destina a investire in beni materiali a lungo termine (ad esempio edifici, macchinari, attrezzature o impianti) mentre i costi di gestione mentre i secondi sono i costi operativi e sono noti anche come Opex (Operational Expenditure) in cui rientrano i costi fissi (ad esempio lo stipendi dei dipendenti), i costi semivariabili (ad esempio i costi di manutenzione e logistica) e i costi variabili (ad esempio i costi delle materie prime).

Altra divisione importante sono i Costi diretti sono quelli imputabili (in maniera certa ed univoca ad un solo oggetto di costo) unicamente all’oggetto imputato nelle analisi dei costi (beni o risorse di produzione direttamente attribuibili al processo di lavorazione) mentre i costi indiretti sono riconducibili a due o più oggetti di costo perché manca una relazione specifica con l’oggetto di costo considerato (ad esempio i costi delle funzioni generali come amministrazione e contabilità, segreteria, direzione, i costi dei servizi ausiliari come le spese di manutenzione, di gestione del magazzino, di pulizia) e vengono allocati ai vari oggetti di costo, da cui scaturiscono, mediante ripartizione (tramite il calcolo di parametri basati sul “coefficiente di allocazione” e il “coefficiente di ripartizione”).

I costi contabili, o costi storici, sono il valore monetario dei beni spesi e il dato è deducibile dalla quantità indicata sulle fatture elettroniche e registrata nei libri contabili mentre il costo opportunità (costo non monetario perché già sostenuto), o conto economico, è il valore della migliore alternativa che non è stata scelta per poter perseguire l’attuale sforzo, ovvero cosa si sarebbe potuto ottenere con le risorse spese nell’impresa (opportunità passate).