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CET1

Common Equity Tier 1

Il CET1 (Common Equity Tier 1) è uno dei principali indicatori di solidità patrimoniale degli istituti bancari, previsto dalla normativa Basilea III (Schema di regolamentazione internazionale per il rafforzamento delle banche e dei sistemi bancari) e disciplinato dal Regolamento UE n. 575/2013 (Requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento). Esprime la capacità di una banca di assorbire perdite inattese utilizzando il capitale di qualità più elevata.

Dal punto di vista economico-finanziario, il CET1 è particolarmente rilevante anche per imprese e liberi professionisti titolari di partita IVA, poiché incide direttamente sulla stabilità della banca finanziatrice, sulle politiche di concessione del credito, sul costo dei finanziamenti e sui criteri di valutazione del merito creditizio.

Il CET1 deriva dal Capitale primario di classe 1 (Tier 1 Capital), costituito esclusivamente da elementi patrimoniali ad elevata capacità di assorbimento delle perdite, tra cui:

  • Componenti positive:
    • capitale sociale versato;
    • sovrapprezzi di emissione;
    • riserve di utili (legali, statutarie e straordinarie);
    • utili portati a nuovo e utili dell’esercizio non distribuiti;
  • Deduzioni obbligatorie:
    • azioni proprie detenute;
    • avviamento;
    • attività immateriali (marchi, software e brevetti);
    • perdite di esercizio e perdite pregresse;
    • attività fiscali differite (DTA) non trasformabili;
    • partecipazioni qualificate in altri intermediari finanziari.

Il risultato di tali rettifiche rappresenta il capitale CET1 “netto”, ovvero il patrimonio effettivamente disponibile a copertura dei rischi e si calcola:

CET1 Ratio = (Capitale CET1 / RWA)

Le RWA (Risk Weighted Assets), ossia l’‟attività ponderate per il rischio”, includono:

  • crediti verso imprese e professionisti;
  • mutui e finanziamenti;
  • esposizioni deteriorate (“UTP” ossia “Unlikely to Pay” ossia “crediti probabilmente inesigibili”, sofferenze, scaduti);
  • rischio operativo e di mercato.

Ogni attività è ponderata in base al profilo di rischio del debitore: ad esempio, un finanziamento a un’impresa con rating debole assorbe più capitale rispetto a uno con rating elevato.

Secondo la normativa europea:

  • Requisito minimo CET1: 4,5%;
  • Requisito complessivo ordinario (inclusi buffer di conservazione): 8–10,5%;

Le principali banche italiane operano con CET1 spesso superiori al 13–15%.

Un CET1 elevato segnala una banca più patrimonializzata e meno esposta a shock finanziari.

Per imprese e liberi professionisti, il CET1 della banca ha le seguenti implicazioni:

  • influisce sulla propensione a concedere credito;
  • condiziona spread, garanzie richieste e durata dei finanziamenti;
  • impatta indirettamente sul rating bancario dell’impresa;
  • assume rilievo nella valutazione di affidamenti, leasing e mutui.

In fasi di tensione economica, banche con CET1 più basso tendono a:

  • ridurre gli impieghi;
  • aumentare i tassi applicati;
  • irrigidire i criteri di istruttoria.

Il CET1 non è solo un indicatore tecnico per addetti ai lavori, ma un parametro chiave che incide concretamente sull’accesso al credito di imprese e liberi professionisti.

Comprenderne il significato consente al titolare di partita IVA di valutare con maggiore consapevolezza la solidità dell’intermediario bancario e le condizioni economiche applicate.